Quali sono i messaggi che vengono sommersi dalle abbuffate? Quali sono le emozioni e i pensieri sottostanti?
Scopriamoli insieme e andiamo a conoscere due modi operativi per gestire al meglio questi messaggi, che troppo spesso rischiano di restare ignorati.
Il fine dell’articolo è quello di farti conoscere la realtà delle abbuffate in modo da poter essere d’aiuto a te o magari a una persona a te vicina. In questo articolo non si trova la spiegazione del mio metodo per uscire dalle abbuffate, questo non è il contesto adatto per spiegarla perché necessità un inquadramento più ampio.
Se quello è ciò che ti interessa, c’è il mio libro TANTO DOMANI NON MANGIO, lì trovi la metodologia che come coach uso per far sì che chi ne soffre possa uscire dal labirinto delle abbuffate. Se è di questo che senti la necessità, è lì che troverai la risposta. Anche in fondo all’articolo trovi il link per acquistarlo.
Puoi immaginare l’abbuffata come una colata lavica, che sommerge tutte le emozioni e i pensieri. Va a coprirli talmente violentemente che risulta difficoltoso e faticoso riconoscere quale sia la loro essenza e la loro origine. L’abbuffata mette a tacere tutto ciò che incontra. Quello che resta è solo nausea, colpa e vergogna.
Questo articolo non nasce per parlare direttamente alle persone che sono all’interno del labirinto delle abbuffate. Ma se in questo momento sta leggendo qualcuno che lo è, è importante che sappia che questo articolo tratta dei messaggi sommersi che si celano sotto le abbuffate, ma non voglio che arrivi il messaggio che per uscire dal comportamento delle abbuffate sia sufficiente riconoscere, conoscere e ascoltare quei messaggi.
Secondo la mia esperienza e secondo il metodo che trasmetto come coach, la strada da intraprendere è molto più complessa del solo ascolto di sé.
Un’abbuffata, ad esempio, potrebbe avere al di sotto un messaggio di rabbia o di frustrazione. Ma non è detto che risolvere la rabbia o la frustrazione risolva l’abbuffata. Per questa ragione, nel mio libro Tanto domani non mangio insisto molto nel riconoscimento della differenza tra stimolo e risposta, in modo da allenarsi a non rispondere allo stimolo. La gestione emotiva è un lavoro importante da fare, ma non sempre è direttamente risolutivo del comportamento abbuffata. Quindi, se la gestione delle emozioni non ha risolto il tuo problema dell’abbuffata, non sentirti inadeguato/a.
Ora torno a parlare con chi osserva le abbuffate da fuori.
L’abbuffata spesso assume il ruolo di lava. Perché c’è questa lava? Perché permette di evitare emozioni scomode o pensieri ingombranti.
Questo è uno degli aspetti che distingue notevolmente l’abbuffata dal classico “sgarro” alla dieta. Chi si abbuffa deve arrivare ad un livello di malessere fisico tale che questo funga da distrazione rispetto alle emozioni e ai pensieri che non si vogliono affrontare. Non basta una fetta di torta o qualche boccone in più per raggiungere un grado di disagio fisico che abbia la funzione di distrazione. È necessario andare ben oltre, bisogna arrivare ad abusare del cibo stesso.
Cosa c’è sotto la lava? Ecco i sei principali gruppi di pensieri ed emozioni che chi tende ad abbuffarsi solitamente cerca di sommergere:
- Sono esausto/a; non riesco a fare tutto ciò che le persone si aspettano da me o che io mi aspetto da me stesso/a; non ho voglia di fare tutto ciò che le persone si aspettano da me o che io mi aspetto da me stesso/a.
- Provo rabbia; ci sono tante cose che non sono come vorrei; la vita non mi sta ancora dando le risposte che cerco; sono frustrato/a;
- Non mi piace il tipo di persona che vedo allo specchio; non mi piace il tipo di persona che sto diventando o che sono diventato/a.
- Non sento di essere capito/a; non sento di essere amato/a; nessuno si occupa di me come vorrei.
- Sto provando una tale gioia, euforia, soddisfazione, che tutto questo mi spaventa. Anche le emozioni e i pensieri piacevoli possono essere sommersi dalle abbuffate perché possono essere percepiti ingombranti, troppo intensi e difficili da affrontare.
Leggendo questi tipi di messaggi, probabilmente ti sarà venuto in mente che non sono pensieri ed emozioni esclusivi di chi usa il cibo come anestetico. Non solo chi si abbuffa prova periodicamente sensazioni come l’inadeguatezza, l’insicurezza, la rabbia, la frustrazione, lo stress e la stanchezza. Chi è nel labirinto delle abbuffate, però, per qualche motivo ha la convinzione di non essere in grado di passare attraverso quelle sensazioni. La persona diventa molto brava a trovare delle forme di distrazione, le quali assumono la forma di eccesso di cibo.
Ti racconto della mia esperienza a riguardo. All’età di 25 anni, quando il sabato rientravo a casa da una serata con le amiche, mi riempivo di cibo fino a svenire a letto, per poi svegliarmi la mattina successiva con la peggior sensazione fisica che abbia mai provato. Pensandoci adesso posso immaginare quali emozioni e pensieri stessi tentando di sommergere. Probabilmente provavo disagio con alcuni miei coetanei e inadeguatezza rispetto ai contesti sociali. Ma, in verità, non so di preciso cosa sentissi, perché non sono mai passata attraverso quei pensieri, quelle sensazioni e quelle turbolenze emotive.
Preferivo attraversare la sofferenza di un’abbuffata che, per quanto intensa conoscevo, piuttosto che affrontare un mare pieno di incognite.
Dietro l’abbuffata c’è la vulnerabilità umana, la quale è comune a ognuno noi. Forse questa prospettiva può aprire un ulteriore punto di contatto tra te e la tua persona del cuore.
Ogni essere umano fa il possibile per evitare ciò che provoca dolore e ottenere ciò che provoca piacere. A meno che tu non sia una persona che periodicamente si siede con i propri pensieri scomodi e con le proprie emozioni ingombranti, ad esempio attraverso pratiche come il breathwork o la mindfulness, probabilmente avrai sperimentato su te stesso/a il bisogno di portare l’attenzione altrove quando incombono pensieri o emozioni non desiderati.
Di solito, il modo per portare l’attenzione altrove è distrarsi, ad esempio attraverso l’uso del cellulare, dei social, della televisione, dello shopping, dell’iper-lavoro, del sovrallenamento, dell’uso e l’abuso di alcol o del fumo. Purtroppo per alcune persone in questa lista c’è anche la distrazione attraverso l’eccesso di cibo.
Al di là dei modi utilizzati per distrarsi, la dinamica alla base segue un pattern simile:
- emergono pensieri ed emozioni intensi ed ingombranti;
- essi generano la necessità di non passarci attraverso;
- questa necessità genera la ricerca della distrazione;
- una volta trovata la distrazione, la persona vive una full immersion nella distrazione e una difficoltà ad interromperla.
Ma, un’ora passata a scrollare Instagram non produce gli stessi effetti dannosi di un’ora passata ad ingurgitare cibo.
Adesso che hai conosciuto questa dinamica, passiamo alla parte operativa, in cui ti suggerisco come si può intervenire rispetto a questi messaggi nascosti. Ti propongo due comportamenti pratici da attuare per essere di supporto alla tua persona del cuore, che richiedono che anche tu ti metta in gioco.
- Nota la tua forma di distrazione da pensieri ed emozioni ingombranti e nota quanto sia difficile per te interromperla. Prova, ad esempio, quando sei in una situazione di stress o di ansia a non utilizzare il cellulare per nessuna ragione al mondo. Ti accorgerai di quanto sia complesso farlo. Con questi semplici esprimenti potrai percepire quanto è superficiale la domanda: perché semplicemente non smetti di farlo?
- Impegnati ad affrontare i grandi nodi con la tua persona del cuore. I nodi sono le conversazioni scomode, quelle che ogni essere umano fa di tutto per sommergere ed evitare. In realtà, i nodi evitati diventano matasse difficili da districare. Nelle relazioni amorose, di amicizia o famigliari, le questioni non affrontate non si dissolvono mai, anzi, crescono e si aggrovigliano sempre più. Quindi ti consiglio di dedicare, ogni settimana, un momento di riflessione e di comunicazione. Chiediti quali sono le questioni importanti o i conflitti che non stai facendo emergere nella relazione, che tendi a sommergere e di cui eviti di occuparti. Crea uno spazio di dialogo affinché questo nodo venga intenzionalmente al pettine. Certo, dovrai trovare apertura dall’altra parte, ma se attui l’attitudine dell’assenza di giudizio e mostri il tuo reale e sincero interesse a sciogliere quel nodo, troverai la tua strada per aprire un dialogo proficuo con la tua persona del cuore. Non è semplice, ma è davvero importante.
A questo punto ci tengo a dirti grazie. Se stai leggendo gli articoli di questo blog vuol dire che hai deciso di portarti via da una gran mole di informazioni distraenti e disorientanti sui temi riguardanti il cibo, il corpo, l’eccesso di cibo e i disturbi alimentari. Non ti propongo un percorso semplice, ma cerco di renderlo efficace.
Le informazioni riportate sono frutto della mia esperienza personale di cui parlo nel libro Tanto domani non mangio, disponibile su Amazon, in versione Kindle e cartacea.